Inizia la fase di riequlibrio globale

 

Di Carlo Pelanda (12-8-2008)

 

 

Il mercato vede che l’America non imploderà anche se la ripresa è ancora incerta. Vede che la Germania è in tendenza recessiva e quindi si aspetta che la Bce dominata dall’interesse tedesco abbassi il cambio dell’euro. Vede che la Fed vuole iniziare a rialzare il dollaro sia per favorire la ricapitalizzazione del sistema finanziario locale sia per aumentare la pompa di capitale a favore delle Borse sotto stress e così sostenere ottimismo e consumi interni. Vede 40 miliardi di miglia in meno percorse negli Usa, una contrazione dei consumi anche in Europa e scommette al ribasso sul prezzo del petrolio (a breve). Sospetta anche che sia successo qualcosa tra produttori ed Impero da cui i primi hanno ricavato che è meglio moderarsi. Il mercato, poi, annusa una contrazione della crescita cinese che porterà ad una riduzione della domanda di materie prime che, anche se non marcata, comunque non giustifica più il tenere in bolla tale settore. In sintesi, per i motivi detti il petrolio va giù, l’euro si ferma ed il dollaro torna su.  Il punto: ma è solo contingenza o un nuovo trend?

Probabilmente è un trend in quanto gli eventi detti appartengono ad un processo di riequilibrio degli squilibri economici e geopolitici iniziati nel 2004. La Cina deve disinflazionare e calmare la crescita anche riducendo le sovracapacità prima che facciano saltare il sistema. Il prezzo del petrolio è stato gonfiato dai produttori, loro i veri speculatori e non certo la “finanza”, oltre il limite di sostenibilità dei consumatori ed ora i secondi stanno reagendo enfatizzando le energie alternative, l’Impero anche esercitando dissuasione riservata, ed i primi stanno comprendendo di aver esagerato. Il mercato globale attuale non può fare a meno del dollaro forte se vuole evitare il disastro e tutti lo stanno capendo. L’euro senza patrimonio politico sottostante non può diventare riferimento globale e ciò pone un limite al suo valore sia di riserva sia di quota di portafoglio rendendo conveniente comprare il  dollaro anche se questo non è ancora ristabilizzato. In sintesi, il pendolo sta tornando verso la centralità di America e dollaro e la propensione dei poteri emergenti e produttori di energia ad accordarsi con l’Impero invece di tentare divergenze sostitutive. Ma, Europa comunque sempre irrilevante, ciò taglia fuori la Russia dal gioco mondiale e Putin sta facendo rumori e fiamme per cercare di rientravi, creando un rischio per la tendenza detta. Questa rubrica mai si stancherà di ripetere che se non si trova una posizione comoda per Mosca nell’area occidentale questa amplificherà gli squilibri e saboterà i riequlibri.  

Carlo Pelanda